mercoledì 23 maggio 2012

Gattopardismo

“Tutto cambi perché nulla cambi”, la famosa frase de “Gattopardo”, si riferisce ovviamente alla politica adattota dalle aristocrazie reazionarie italiane per mantenere i loro privilegi dopo che le forze liberali – sia liebral-socialiste come Mazzini, sia liberalconservatrici come Cavour, sia ancora le forze liberali inglesi e massoniche – erano riuscite a riunificare l’Italia. Ma la vicenda del “Gattopardo” è anche una metafora della politica della Democrazia cristiana – e per questo fu pubblicata da Feltrinelli – che riuscì nell’operazione – invero acrobatica – di far diventare gli italiani ricchi nel reddito, ma poveri nel cervello, con i difetti, quindi, sia dei poveri che dei ricchi e senza i pregi di nessuno dei due – quello che Pasolini definì sviluppo senza progresso. Quando vediamo le automobili parcheggiate in seconda e tripla fila, l’ostentazone di beni più o meno di lusso, l’ignoranza rivendicata come un valore, il disprezzo per la cultura non solo a destra, il servilismo verso i potenti, l’ipocrisia, l’attaccamento alla “robba”, stiamo guardando esempi del passaggio al benessere mantenendo le forme culturali e psicologiche del povero - lo potremmo chiamare dongesualdismo. Se ne è recentemente accorto anche Giuseppe De Rita nel suo libro "l'eclissi della borghesia"– lacrime di coccodrillo, è stato l’ideologo dello sviluppo senza progresso per conto della DC.

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