martedì 28 giugno 2011
Bobbio
La schematizzazione di Bobbio delle posizioni politiche in termini di libertà e uguaglianza è una trattazione onesta, ma rimane tuttavia completamente nell’ambito della saggezza convenzionale e soprattutto è (dialetticamente) astratta - le due cose, del resto, sono equivalenti, tutto il pensiero convenzionale è astratto. Il corrispettivo concreto dei concetti astratti di libertà e uguaglianza si estrinseca in due domande: 1) come assicurare il benessere all’intera collettività? 2) è auspicabile che il potere sia del popolo? Per comprendere bene questi due punti, occorre partire dalla condizioni effettive. Per quanto riguarda 1) ce ne siamo abbastana dimenticati, ma fino agli anni ’50 la norma per la stragrande maggioranza degli uomini – per quelli che vivevano di lavoro - era la miseria. Con gli anni ’50 si passa alla società dell’opulenza - in Occidente, perché nel resto del mondo il passaggio sta avvendeno proprio in questi anni. E anche se il capitalismo scricchiola e le problematiche ambientali diventano sempre più urgenti, per ora non ci sono segni che questa sia destinata a finire - vedremo. I paesi del socialismo reale non sono riusciti a passare all’opulenza, e questo li ha condannati a morte, tenendo anche conto che l’argomento con cui Marx giustificava la superiorità del comunismo non era la cattiveria dei capitalisti (argomento piccoloborghese), ma (all’incirca) che il comunismo garantirebbe una maggiore produttività rispetto al capitalismo (per capire esattamente cosa intendeva Marx va tenuto conto tuttavia che comunismo non è la stessa cosa di socialismo, ciò che effettivamente poi è stato realizzato). Il punto 2 parte dall’osservazione che il potere, in tutti i Paesi, è saldamente nelle mani di élites, e nelle mani di élites burocratiche era anche nei Paesi del socialismo reale, che vedevano come la peste quello che in teoria sarebbe stato il programma, cioè il potere dei soviet. Del resto, i tentativi ripetuti di Mao di dare il potere al popolo si sono rivelati disastrosi, il che sembrerebbe suffragare la risposta negativa alla domanda 2 su cui concordano liberali e comunisti storici. Tuttavia, finora abbiamo sperimentato economia privata e socialista con potere nelle mani di élites e forse (in Cina) economia socialista con potere nelle mani del popolo; ci manca la quarta combinazione: sarebbe da provare.
domenica 26 giugno 2011
destra e sinistra
Tra i documenti degli ultimi esami di stato c’era un brano di Norberto Bobbio in cui distingueva le posizioni politiche secondo la coppia libertà/uguaglianza, per cui si avevano da sinistra a destra autoritarismo-uguaglianza (sinistra estrema e moderata), libertà-uguaglianza (socialdemocrazia), libertà-disuguaglianza (liberalismo), autoritarismo-disuguaglianza (estrema destra). L’osservazione è giustissima, solo che distrbuire le quattro posizioni su una linea sinistra-destra si ha che gli anarchici finiscono tra libertà-disuguaglianza! Lo schema non è una linea, ma un piano, che allora risulta molto esplicativo.
Bobbio è proprio piemontese, onestissimo, ma un po’ ottuso.
Bobbio è proprio piemontese, onestissimo, ma un po’ ottuso.
Proletari
La connotazione negativa di piccolo borghese e quella positiva di proletario, ancorché abbia origine di sinistra, sembra un dato acquisito. Identificando i primi con gli impiegati, i secondi con gli operai (il che è una supersemplificazione e si presta anche a critiche importanti, in quanto la distinzione tra borghesi e proletari passa piuttosto tra chi vive di lavoro e chi no, con i piccolo borghese in una posizione intermedia), e in base a un’analisi più psicologica che politica, il carattere degli impiegati si caratterizza per la falsa coscienza e per una certa difficoltà nel relazionarsi serenametne con gli altri, quella degli operai per l’affabilità e la socievolezza. I sottoproletari in questo assomigliano curiosamente per certi versi agli impiegati. La spiegazione usuale è il carattere socializzante della fabbrica rispetto a quello individualistico del lavoro impiegatizio. Tuttavia credo che sia più importante il rapporto tra spirito e corpo, che è stretto in chi usa le mani, e invece scisso in chi lavora con la penna (non si può dire col cervello, spesso, in quanto il lavoro impiegatizio è altrettanto ripetitivo di quello di un operaio, spesso di più).
Semeraro II
L’osservazione di Semeraro che molte radici latine sono in realtà assai simili a termini accadici conduce quest’autore a ipotizzare un’origine di tutte le lingue dall’accadico. Che l’accadico sia alla radice almeno della superfamiglia nostratica, che comprende lingue indoeuropee e semitiche è plausibilissimo – anche se Semeraro sembra propendere per un albero geneaologico simile ai raggi di una ruota, in cui le varie lingue derivano direttamente da un antenato accadico senza passaggi intermedi, dico sembra perché non è affatto chiaro cosa pensi della genesi delle lingue. Le radici individuate da Semeraro per il latino sono però soprattutto – almeno quello convincenti, perché molte etimologie da lui proposte sembano assai deboli – nomi di località, mentre le radici classicamente indoeuropee – filius, pater ecc. – non sembrano avere corrispettivi accadici – sembra, perché Semeraro ancora una volta non le discute, secondo un uso ben consolidato tra i fautori di una “scienza alternativa” ma diffuso un po’ fra tutti di non parlare di ciò che cotnraddice la teoria. E’ possibile, quindi, che si tratti di prestiti da una lingua preesistente, per cui il latino deriverebbe dalla fusione di una lingua indoeuropea con una non indoeuropea. Del resto il mito che sta alla base dell'Eneide dice proprio che la stirpe di Roma deriva dalla fusione dei latini (indoeuropei) con i troiani non indoeuropei (sembra parlassero una lingua simile al frigio).
Liquidité
Je lisais l’article “follow the money” de Napoleoni dans le “Venerdì di Repubblica”, qui soulignait le paradoxe d’une période où l’economie stagne, les bilans des étaux sont en souffrance, pas seulement ceux de l’Europe mais aussi celui des Etats Unis, gravé par les plans de sauvetage des banques qui risquaient le default, et pourtant il ya une liquidité énorme dans les casses des grandes corporations. Napoleoni y voit une malice des corporations, mais du point de voie strictement économique, il s’agît d’une sorte de trappe, où les entreprises n’investissent pas car il n’y a pas de demande suffisante, et la faute d’investissements empeche l’expansion de l’économie et donc de la demande. Il faut ajouter que les entreprises émettents des bonds qui ont une redditivité très haute, et que somme toute ils ont deplacé leur activité de la production à la finance. L’on ne peut pas sortire de cette trappe par les méthodes triditionaux, ni keynesiens, car le déficit est déja énorme, et une augmentation des dépenses publiques porte à une augmentation de l’inflation seulement sans croissance, ni monétaires, car le cout de la monnaie est déja très base, presque zero aux Etats Unis. Il y a toutefois la solution d'augmenter la taxation, surtout aux Etats Unis où son poids est presque nulle – mais cela trouve une forte opposition des entreprises, bien sûr, et surtout une opposition idéologique, après vingt-ans où la taxation a été abusivement consideré la mère de tous les dommages économiques.
Socialdémocratie
Hélas, ils ont devisé de détruires les social-démocraties, qui ont l’étrange prérogativa d’être l’Antichriste pour la gauche extrème, et indistinguable du communisme pour les “libéraux”. Ils procèdent avec méthode: ils ont commencé par la Grèce, qui a désoromais fait default, ils concentrent leurs efforts sur l’Italie, qui a un bilan désastreux, gravé par une dette publique énorme, et par des dépenses de l’état, souvent corruptes, hors contrôle depuis la chute de Prodi. L’objectif est de désintégrer l’Euro, sans lequel la stabilité des économies de France et Allemagne est impossible.
lunedì 13 giugno 2011
Canne
Nella battaglia di Canne, Annibale distrusse completamente l'esercito romano, tanto che negli anni successivi si dovette ricorrere alla leva dei giovanetti. Maarbale, il suo generale, gli consigliò di procedere subito a distruggere Roma, ma Annibale preferì aspettare e questo probabilmente segnò la sua sconfitta finale, come sosteneva il presuntuoso generale Montgomery. Ma non credo che Annibale sia stato vittima di un errore tattico - credo piuttosto che abbia manifestato la sua natura di leader democratico. Sono quasi certo che si aspettasse la ribellione dei popoli italici contro i romani, che non arrivò. Sono quasi duemila anni che gli italiani aspettano di vedere chi sia il vincitore prima di mobilitarsi.
sabato 11 giugno 2011
Tra Scilla e Cariddi
Da una parte le teorie complottistiche del web, che propugnano una scienza parallela occulatata - dicono - dalla scienza ufficiale: Tesla, Bendandi, signoraggio. Dall'altra per esempio gli editorialisti di "Le Scienze" per cui se sei contro OGM e nucleare ti accomunano con papa Ratzinger e con l'oscurantismo. Mah, l'avventura era cominciata - con Galileo e Copernico e in realtà già nell'antica grecia - come il manifestarsi del libero pensiero contro le dottrine dogmatiche del papa e dell'imperatore - oggi i papi e gli imperatori invece di sparire si sono riprodotti e moltiplicati.
Terremoti
E così il terremoto dell'11 giugno a Roma non c'è stato, ovviamente. Credo che queste psicosi nascano dal desiderio di tenere tutto sotto controllo. Per cui quando avviene qualcosa di negativo non è più concepibile che si tratti semplicemente di qualcosa che sfugge al controllo umano, di qualcosa di imprevedibile o ineluttabile, ma deve esserci stata omissione, deve esserci un complotto della "scienza ufficiale" teso a occultare i risultati del sismologo non diplomato Bendandi - un persona stregonesca ma per altro intelligente. Allo stesso modo, quando un paziente muore di una grave malattia, non si pensa semplicemente che le gravi malattie sono spesso mortali, c'è stata sicuramente "malpractice" da parte del medico. Credo che questa ansia di controllo nasconda un profondo terrore della morte.
lunedì 6 giugno 2011
Rossini
Quello che mi piace di più di Rossini è che dalla musica si sente benissimoche era matto – come diceva Baricco una volta. Non è solo il ritmo esagitato, sono anche gli intervalli e l’armonia stralunata.
Poi, una mattina, mi sono messo per qualche minuto ad ascoltare un pettirosso che cantava sotto casa mia; gli stessi effetti di Rossini! Che i pettirossi siano matti? O è forse una caratteristica di tutto i dinosauri, di cui i pettirossi sono diretti discendenti? Su quest’ultimo punto non so, perché altri uccellini hanno un canto molto più sano, come l’usignolo o il merlo.
Poi, una mattina, mi sono messo per qualche minuto ad ascoltare un pettirosso che cantava sotto casa mia; gli stessi effetti di Rossini! Che i pettirossi siano matti? O è forse una caratteristica di tutto i dinosauri, di cui i pettirossi sono diretti discendenti? Su quest’ultimo punto non so, perché altri uccellini hanno un canto molto più sano, come l’usignolo o il merlo.
Battiato
Le canzoni di Battiato sono celebri soprattutto per il contenuto esoterico-sapienziale. Quello che però trovo eccezionale, è la musica. Si tratta di frammenti musicali di scarto, recuperati da altre canzoni, assolutamente banali e scontate, che però l’artista arrangia in modo da dargli un senso altamente poetico – in modo molto simile a diversi pittori che crean opere meravigliose fatte di immondizia e rifiuti. L’operazione, oltre a ridare vita a pezzi di musica sostanzialmente morti, credo sia alla base dell’estrema popolarità di Battiato, molto amato da dj e da fruitori di musica assai naif che probabilmente neanche ascoltano pieneamente i testi.
Dai diamanti non nasce niente
Ho letto con divertimento il libro di Serena Dandini “Dai Diamanti non ansce niente” sulla sua passione per i giardini. Di giardinaggio, niente o quasi, in compenso è un magnifico saggio sui gusti di un radical-chic. E mi ha fatto riflettere su come il termine sia di massimo disdoro, quando questa categoria – proveniente dalla sinistra, più dalla piccola borghesia che dall’alta borghesia – in Italia è stata certo di scarso aiuto per le masse, ma in compenso ha parzialmente supplito alla mancanza di una borghesia progressista (qualcosa del genere dicevano anche quelli del “Manifesto” a proposito di sé stessi); il fenomeno esiste del resto, in modo attenuato, in tutto l’occidente, in quanto la borghesia ha perso molto del ruolo progressivo che aveva nel XIX secolo e si è in genere ripiegata su posizioni più o meno reazionarie o fasciste – tranne forse che negli Stati Uniti.
Libero arbitrio
Leggevo su “Le Scienze” di giugno di una neuroimmagine che metteva a cofnronto il cervello di persona onesta e di una disonesta; la seconda aveva un settore attivo, mentre l’altra aveva un settore disattivo. L’articolo parlava dell’uso della neuroimmagine in tribunale, sostenendo in sostanza che la seconda persona non era colpevole per la sua disonestà, in quanto la colpa era del cervello. Si sentono spesso argomentazioni simili riguardo alla neurobiologia, però penso che sostanzialmente confondano la causa con l’effetto: non l’attiità di quella parte del cervello che “causa” la disonestà. Ma è la disoentà che attiva quella parte del cervello. Il tutto nasce da una malintesa idea del materialismo e della scientificità; i biologi pensano che le cose immateriali, come l’onestà, non esistano, e che se uno non cerca la localizzazione fisica di queste ultime sia costretto a ricorrere a concetti religiosi o agli ectoplasmi. Ma in fisica e in altre scienze esatte esiste una pletora di enti immateriali – forza, energia, spazio delle fasi, entropia – che hanno conseguenze materiali fondamentali – la fisica è difficile perché è estremamente astratta – per esempio, l’energia è una relazione matematica tra alcune grandezze fisiche, non ha nulla a che vedere con le scintille che si vedono in film come “Guerre Stellari” (in un fulmine la luce non viene emessa dall’elettricità, ma dagli atomi d’aria che vengono ionizzati). I biologi (non parliamo dei medici) hanno una formazione matematica alquanto superficiale (con l’eccezione dei genetisti di popolazione e una parte degli ecologi) e mi sembra che non riescano a capire fino in fondo che le relazioni tra oggetti materiali sono altrettanto “reali” degli oggetti stessi; per tornare al cervello, il software, che è un insieme di istruzioni, quindi qualcosa di immateriale, comanda all’hardawre, e non viceversa; nel cervello la cosa è più complicata, perché, nel cervello non c’è distinzione tra softare e hardware; il software infatti consiste in una serie di connessioni tra neuroni, tra l’altro altamente plastiche che si modificano con l’uso.