L’osservazione di Semeraro che molte radici latine sono in realtà assai simili a termini accadici conduce quest’autore a ipotizzare un’origine di tutte le lingue dall’accadico. Che l’accadico sia alla radice almeno della superfamiglia nostratica, che comprende lingue indoeuropee e semitiche è plausibilissimo – anche se Semeraro sembra propendere per un albero geneaologico simile ai raggi di una ruota, in cui le varie lingue derivano direttamente da un antenato accadico senza passaggi intermedi, dico sembra perché non è affatto chiaro cosa pensi della genesi delle lingue. Le radici individuate da Semeraro per il latino sono però soprattutto – almeno quello convincenti, perché molte etimologie da lui proposte sembano assai deboli – nomi di località, mentre le radici classicamente indoeuropee – filius, pater ecc. – non sembrano avere corrispettivi accadici – sembra, perché Semeraro ancora una volta non le discute, secondo un uso ben consolidato tra i fautori di una “scienza alternativa” ma diffuso un po’ fra tutti di non parlare di ciò che cotnraddice la teoria. E’ possibile, quindi, che si tratti di prestiti da una lingua preesistente, per cui il latino deriverebbe dalla fusione di una lingua indoeuropea con una non indoeuropea. Del resto il mito che sta alla base dell'Eneide dice proprio che la stirpe di Roma deriva dalla fusione dei latini (indoeuropei) con i troiani non indoeuropei (sembra parlassero una lingua simile al frigio).
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