domenica 13 dicembre 2009


Nell’editoriale di oggi su "Repubblica", Scalfari avvicina le forzature berlusconiane al 18 brumaio di Napoleone. In effetti, la Francia è un paese in cui sostanzialmente non esiste separazione dei poteri, esattamente come sembra volere Berlusconi: non esiste l’obbligatorietà dell’azione penale, il parlamento è unicamerale e il presidente ha un mandato lunghissimo (non so se sia immune come il presidente italiano e quello degli Stati Uniti). In Francia, tuttavia, un contrappeso a questa enorme concentrazione di potere esiste, ed è la piazza: dal 1789 i francesi (per meglio dire i parigini) fanno le barricate, e nessuno si sogna di contestare la legittimità delle barricate celebrate da Delacroix in un celebre dipinto; le barricate, infatti, sono l'incarnazione stessa della liberté. C’è un articolo della Costituzione francese che afferma che nessuno può incarnare la sovranità in sé stesso; dal punto di vista giuridico è senza senso, ma rappresenta la legittimazione dei movimenti di protesta quando il “sovrano” abusa dei suoi poteri. La storia del nostro Paese è ben diversa, sia perché lanostra tradizione è quella di “re buoni” che sparano cannonate sui pacifici lavoratori in sciopero, sia perché se Parigi è la Francia, Roma non è certo l’Italia, Paese dei mille borghi (e questa forse è la sua maggiore ricchezza), sia ancora perché storicamente la Francia, almeno dai tempi di Luigi XIV, si articola intorno a tre poli: il “popolo”, l’”aristocrazia” e il re, che, quest’ultimo, fa da mediatore tra i primi due. Quando Luigi XVI venne decapitato, si ruppe l’equilibrio, aprendo la strada al putsch di Napoleone Bonaparte. Venendo a tempi più recenti, l’equilibrio era venuto a mancare nella Quarta Repubblica, che sostanzialmente proseguiva l’esperienza cosituzionale del fronte popolare, proprio per la mancanza di un”re” che venne restaurato da De Gaulle.Certo, anche in Italia è venuto a mancare il mediatore (la DC) tra “aristocrazia” e “popolo”. Ancora più grave però è il fatto che i "poteri forti" (l'aristocrazia), cioè grande borghesia industriale del nord-ovest e chiesa, sono fortemente indeboliti, per l'emergere, come sottolineato da Scalfari, degli industriali del nord-est, e anche dell'industria finanziaria milanese, e, forse, della mafia imprenditrice. Il "popolo", in questo contesto, si divide, tra chi rivendica la propria autonomia e chi invece cerca di allearsi con l'"aristocrazia". Forse, data la forte caratterizzazione geografica di queste diverse forze politiche - l'Italia, appunto è paese di mille città - la soluzione starebbe, guarda un po', nel federalismo; purtroppo, gli stati federali esistenti (Stati Uniti, Germania ecc.) a un forte potere locale contrappongono un fortissimo potere centrale, con l'eccezione della Confederazione Elvetica, che è sostanzialmente ancora una costellazione di cantoni.

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