domenica 28 giugno 2015

Infrastrutture africane, capitalismo assistenziale e bordighismo

Leggevo sull’economist delle disavventure di un imprenditore nigeriano che deve fare i conti con l’elettricità che salta ogni qualche ora (e che nonostante questo riesce a ottenre profitti). Anche in Italia l’elettricità salta, non ogni qualche ora, ma ogni qualche giorno. La colpa della debolezza dell’economia italiana però, ovviamente, non viene imputata al fatto che nessuno investirebbe in un paese con infrastrutture africane, ma ai lavoratori che hanno troppe garanzie (vedi job’s act). In fondo la colpa non è nemmeno di Renzi, che parla leggendo sul gobbo scritto da confindustria, ma appunto degli industriali italiani, che hanno sempre campato di sussidi più o meno mascherati, e che hanno la cultura imprenditoriale di un satrapo russo. Basti pensare alla FIAT, che ha vissuto di sussidi, e quando non c’è stato più possibilità di ottenerli in Italia si è fatto regalare la Chrysler da Obama,. Chi non sa le cose le insegna, e naturalmente questa canea di raccomandati e incapaci, protetti e sovvenzionati dallo stato, stanno sempre col ditino alzato a insegnare il libero mercato – che quando è arrivato, con l’euro, li ha visti sbriciolarsi come un biscottino.


Ci sarebbe da parlare della politica de bassi salari – sempre lì si va a finire, sulla manodopera a costo quasi zero grazie alla mediazione politico-sindacale – che se poteva funzionare negli anni ’50 ben difficilmente può funzionare con i lavoratori a bassissimo costo ma altamente qualificati (a differenza dei nostri) di Polonia, Romania, Cina,. Brasile, Vietnam ecc. ecc. ecc. L’idea in realtà è quella di dedicarsi alla ristorazione – di diventare un Paese di camerieri, come sostengono gli inglesi almeno dal XIX secolo, e l’expo serve appunto a indicare la via. Volevo invece soffermarmi sui bordighisiti, che sostengono che l’intervento statale in economia (sia nelle forme socialdemocratiche che fasciste che keynesiane che sovietiche) serve agli interessi del capitale. Considerando la foga con cui il capitale ha sempre combattuto ogni forma di intervento statale (se non in momenti di emergenza) mi sono sempre sembrati lievemente deliranti. Però le loro bizzarre teorie in fondo descrivono abbastanza la particolarissima situazione italiana – la potremmo chiamare capitalismo assistenziale? – però commettono l’errore di estrapolare questa situazione altamente atipica all’intero mondo capitalistico. E non è casuale, a questo punto, che se i trotzkisti sono assolutamente internazionali, se Gramsci è molto legato al contesto italiano ma è letto in tutto il mondo, i bordighisti non li legge nessuno al di fuori dell’Italia dove invece sono (specialmente in questo periodo di crisi della sinistra  e sul web) molto forti 

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