I forestali (almeno quelli italiani) fanno osservazioni molto interessanti, ma mancano di metodo
scientifico – e il problema non è tanto che ne manchino, quanto che invece
pensino di averlo. Quando riferiscono un’osservazione, la cosa è sempre
interessante, ma va presa con estremo senso critico; quando formulano una generalizzazione questa spesso rivela un
modo di pensare simile a quello dei bestiari medievali – non me ne vogliano.
Del resto le “scienze” forestal sono una branca dell’economia, non
dell’ecologia. Una tipica
frase da forestale è “se il bosco non viene tagliato muore”. Il senso vero è
“se il bosco non viene tagliato la produttività (economica) diminuisce, cioè
diminuisce la frazione legnosa utilizzabile a discapito di quella morta – che tuttavia
ha notoriamente una notevolissima importanza ecosistemica. Altra frase tipica è “le roverelle sono tutte ibride” . il che è probabilmente vero:
ma ibride tra che? La domanda non
viene posta, la mera enunciazione sostituisce la spiegazione. Porsi domande segna il confine tra l’empirismo e la scienza.
Purtroppo in Italia botanica ed ecologia sono completamente schiacciate dalle
scienze forestali – un’eredità del fascismo, tanto per cambiare.
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