Il Messaggero di oggi, nelle pagine di Roma, descrive con toni apocalittici un "ave" (in realtà una normalissima festa) alla Sapienza. Il giornale di Caltagirone non meriterebbe grande attenzione se non esprimesse un sentire ahimé diffuso. Se infatti i rave (quelli veri) in Germania Svezia e Svizzera sono pubblicizzati dalle autorità di governo (sulle coste atlantiche di Europa l'approccio dello stato è diverso più informale ma analogo) e se De magistris, che ha dichiarato i centri sociali bene comune qui è un fatto iperardicalissimissimo mentre in Mittleueropa è un'ovvietà non a Berlino ma nelle più sperdute campagne della cattolica Baviera, l'Italia non perde occasione di ricordarci che è fondamentalmente un apese di bigotti e questurini. Li descrive benissimo "il Marchese del Grillo", specialmente se si toglie di mezzo la fastidiosa figura di Sordi che recita un uomo di mondo che proprio non esiste: sempre inginocchiati a farsi il segno della croce.
tra l'altro anche la sottolineatura "illegale" che fa tremare la piccola borghesia italiana (quella francese che forse è anche più reazionaria no per esempio) va interpretato: illegale in un paese dove vige la rule of law significa che non rispetta le leggi, in Italia significa che non rispetta l'autorità - e cìè un abisso, perché la aseconda interpretazione è medievale (come la Chiesa del resto).
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