lunedì 8 ottobre 2012

Casini

Gli italiani che finalmente hanno conquistato un faticoso benessere, provengono da un passato di contadini poverissimi e analfabeti, governato da forze politiche tendenzialmente autoritarie, senza una borghesia liberale – liberaldemocratica o liberalconservatrice – ma con vari ceti parassitari che vanno dai palazzinari all’industria sovvenzionata dallo stato, grande o piccola che sia. Per tutti questi motivi moltii concetti fondamentali di una democrazia sono abbastanza oscuri anche alla parte più acculturata e progressiva del Paese. Ben pochi nella società civile hanno chiara per esempioo l’importanza del sistema elettorale- chiarissima invece ai partiti – che non si limita a decidere chi va al governo, ma più in generale modella la struttura stessa delle forze politiche in campo. Il proporzionale puro in vigore dal 1948 al 1992 funzionava, tutto sommato, in quanto esistevano due grandi partiti di massa che facevano da polo di attrazione per le forze politiche minori, e allo stesso tempo permetteva l’esistenza di due grandi partiti di massa, in quanto richiedeva un rapporto assai stretto tra elettori e forze politiche – rapporto che in Italia putroppo spesso assumeva le forme del clientelismo. Quando DC e PSI, la prima e la terza forza politica del Paese, si dissolsero dopo la caduta del muro di Berlino e dopo tangentopoli, la scelta più logica sarebbe stata quella di adottare un sistema proporzionale con sbarramento al 5% come in Germania. Lo sbarramento avrebbe eliminato le forze più piccole e lasciato solo 5 partiti: PDS, Rifondazione Comunista, Forza Italia, Alleanza nazionale e Lega. Cinque forze che esprimono cinque diverse posizioni politiche, cioè cinque differenti idee. Non si fece questa scelta perché lo sbarramento avrebbe eliminato i due piccoli partiti cattolici, UDC e UDEUR (gli antenati dell’attuale partito di Casini). Si fece prima un proporzionale puro mascherato (il Mattarellum), e poi un sistema con premio di maggioranza e sbarramento elettorale detto Porcellum (le due cose sono completamente contraddittorie e non hanno equivalenti negli altri Paesi) con il risultato che forze piccole e piccolissime divennero indispensabili per raggiungere la maggioranza (si pensi a Mastella per il secondo governo Prodi e a Cuffaro per il governo Berlusconi), con conseguente polverizzazione delle forze politiche e notevole indebolimento dei partiti. L’indebolimento fu nascosto per vent’anni dalla quasi autocrazia berlusconiana, per esplodere recentemente. In America e in parte in Gran Bretagna i partiti hanno un peso minore che in Europa continentale, in compenso i singoli parlamentari sono potentissimi e spesso votano in modo diverso dalle indicazioni del partito. E’ un sistema che non appartiene alla nostra storia politica ma non manca di punti di forza,. Il modello sembrò piacere molto per un certo periodo, ed era chiaramente quello di Veltroni quando decise la trasformazione dei DS in PD, con un non casuale richiamo all’americano Partito Democratico. Tuttavia questo intento avrebbe richiesto l’introduzione del sistema uninominale su cui i sistemi anglosassoni si fondano, e che fanno sì che il deputato risponda prima di tutto agli elettori del suo collegio. Con un sistema proporzionale indebolire i partiti ha significato slegare il ceto politico dagli elettori, con la creazione della famosa “casta”, che deve rispondere soltanto a sé stessa. L’abolizione delle preferenze voluta da Berlusconi, che altrimenti non sarebbe riuscito in nessun modo a tenere insieme il PdL (allora casa delle Libertà), aiutò non poco.

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