domenica 20 novembre 2011

Il Principe



E’ curioso come Machiavelli venga ricordato come un cinico alchimista del potere quando era un rivoluzionario romantico. Aveva partecipato a una congiura contro Lorenzo il Magnifico, e per questo era stato allontanato dalle cariche pubbliche. Per capire il Principe bisogna poi tener conto che Lorenzo, a cui il libretto è indirizzato, non era certo un capo democratico di una repubblica, ma una specie di dittatore di Firenze che, con quelle tecniche che con De Pretis nel XIX secolo sarebbero state chiamate “trasformismo”, era riuscito a tessere una rete di accordi, quelli sì estremamente cinici, con tutti gli stati italiani tanto da essere diventato l”ago della bilancia”. Inoltre Lorenzo si teneva buona la Francia che aveva mire espansionistiche sull’Italia. Machiavelli sostanzialmente dice: smettila di leccare i piedi alla Francia, e mostra il coraggio che deve avere un leader politico, fatti capo di una coalizione di stati italiani e dai una bella bastonata (militare) agli stranieri. In altre parole, il Principe è una critica del trasformismo delle pavide classi dirigenti italiane, non certo un invito a vendersi la madre pur di avere successo in politica! Le virtù che invoca sono sì quelle della volpe, ma anche quelle del lione! Qualcosa di non troppo dissimile la sinistra extraparlamentare rinfacciava a Enrico Berlinguer negli anni ’70. Tant’è, Lorenzo ovviamente non diede ascolto a Machiavelli, le potenze straniere fecero un sol boccone dell’Italia, l’Italia entrò in una crisi economica mortale da cui si riprese solo con l’Unità, Firenze, la città più ricca d’Europa, divenne una città di provincia, e soprattutto finì il Rinascimento.

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