Il giochino – a dire il vero itnelligente e sottile – che fa la destra – svuotare le istituzioni repubblicane dall’interno – è tutto riassunto nella gran voga del termine “legalità”, che significa rispettare non la legge, ma la forma della legge, o, in altre parole, rispettare la forma e non la sostanza della legge – la noiosa tiritera che la forma è sostanza ha molto aiutato questo processo. Fino ad ora il baluardo alla sostituzione della legge con la legalità è stato rappresentato dalla magistratura, forte – in una misura scandalosa per la destra – non solo perché con tangentopoli ha acquisito una legittimità e indipendenza che prima non aveva – i processi si facevano solo ai poveracci, quando si toccava un potente venivano trasferiti a Roma allora soprannominata “il porto delle nebbie” - ma anche perché il diritto – come sottolinea spesso su Repubblica Luca Cordero – ha natura deduttiva, e l’albero delle deduzioni permette di ricollegare ogni norma con ciascuna altra, così da formare un tutto unico. Rispettare la forma e non la sostanza significa fondamentalmente separare le norme tra di loro – oppure scrivere, come spesso e volentieri fa questo governo, norme che sono in contraddizione con il resto del corpus giuridico. Rocco, che era comunque un grande giurista, non si sarebbe mai sognato di fare tanto, tant’è vero che ancora usiamo il suo Codice, con qualche pulizia ad opera della Corte Costituzionale.
Del resto, se volessero riscrivere il corpus del diritto nella sua interezza, dovrebbero dire chiaramente quello che vogliono, cioè che ci sono degli uomini superiori a cui tutti gli altri debbono ubbidire. Se ancora non l’hanno fatto, è perché questo è in contraddizione con la vocazione plebiscitaria: nei sistemi aristocratici e fascisti la legittimità viene dalla forza delle armi; come possono essere gli schiavi imbelli a legittimare l’uomo superiore? Temo che però qualche sofisma per superare questa contraddizione se lo inventeranno, per quanto assurdo dal punto di vista logico, convincente dal punto di vista emotivo – come al solito e come facevano i sofisti parecchi secoli fa. Forse si tratterà di una divisione in caste – e non più in classi.
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