Edmondo Berselli, commentando la querela di Ghedini per le 10 domande di Repubblica sulla vicenda delle escort, affermava che Berlusconi aveva gettato la maschera e mostrato tutta la violenza nascosta dietro il sorriso stereotipato. La parola violenza non mi ha convinto. Berlusconi non è violento, è ladro e prevaricatore – ladro nel senso che magari (forse) fa sempre tutto formalmente in regola, ma si appropria tuttavia sistematicamente di quello che suo non è: il gruppo CIR, le frequenze radiotelevisive nazionali, il parlamento. Perché però Berselli ha usato la parola violenza e non prevaricazione? Perché violenza ha assunto una forza negativa che prevaricazione non ha – anzi, prevaricazione è diventato un valore, come dimostrano note trasmissioni televisive (Il Grande Fratello, Amici). E’ un’operazione che agli scrittori che hanno modellato il nostro linguaggio e creato quindi il nostro mondo – sono i poeti che creano il mondo, come diceva fernanda Pivano - è stata in realtà assai facile, perché non hanno fatto altro che lavorare su un carattere preesistente della cultura latina. Quando vieni derubato o calpestato, e tu ha qualcosa da ridire, in Italia i prevaricatori ti rispondono scandalizzati: “come sei violento!” oppure “ma che maleducato!” – i romani facevano esattamente la stessa cosa, basta vedere cosa dicevano di Annibale o di Cleopatra. Mutatis mutandis. C’è però una grossa differenza tra ieri e oggi. I prevaricatori, eppure si vergognavano: il berlusconismo è consistito proprio nel liberarsi dai sensi di colpa.Del resto, non siamo più veramente capaci di violenza. Ci riempiamo gli occhi di immagini di violenza, ma nessuno più o quasi conosce il sapore del sangue – la maggior parte degli accoltellatori che tanto vanno di moda sono semianestetizzati dalla cocaina - il cui piacere irragionato si chiama violenza e che si vede reale ormai solo nei documentari sugli scimpanzè a caccia di piccole prede. Forse l’antico tabù ebraico del sangue qualche effetto alla fine l’ha prodotto
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