I manifesti dei fascisti dicono, in genere, le stesse cose di quelli estrema sinistra; si riconoscono però subito per un fondo, sempre percepibile, di volgarità. Mi sono chiesto a lungo in cosa consiste la volgarità; non certo nelle parolacce – si possono dire le parolacce senza un filo di volgarità, come Dante o la Litizzetto – la chiave me l’ha finalmente fornita mia madre, che ha definito questa volgarità “mancanza di sensibilità”. Con questa chiave divengono chiare tre cose:
1) Giulio Cesare e Hitler hanno ucciso all’incirca lo stesso numero di persone, però solo il secondo rappresenta il cosiddetto male assoluto; Cesare era estremamente sensibile e mostrava spesso pietà – anche se esagerata per fini propagandistici - mentre i nazisti mancavano totalmente di sensibilità, come un automa, e questo rende del tutto disumani i lager.
2) oggi va di moda essere volgari-insensibili, perché i piccolo borghesi credono che il capo debba essere insensibile. In realtà non c’è peggiore sciagura, e parlo degli aspetti pratici del comando, di un capo senza sensibilità. Se uno è insensibile va bene per fare il caporale, non per fare il generale – e vale di nuovo l’esempio di Cesare.
3) spesso i fascisti appaiono stupidi: senza sensibilità è menomato anche l’intelletto,
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