mercoledì 19 novembre 2008

RAI


IdV hat aus der Überwachtkommision RAI ausgetrentt. Das erinnert mich aus der Aventin, in 1923. Ich lese aus der Enziklopädie: “die antifaszistische Opposition glaubte dass die moralische Rebellion den Verfall des Faszismus bewirkt hätte”. Und umgekehrt sie verstärkte das Faszismus und Mussolini. Ich fürchte dass viele haben nicht verstanden, dass Berlusconi scherzt wenn er um Obama spricht, weil wir keine Auslandpolitik haben und keine Wirkung ind die Weltpolitik; aber er scherzt nicht, wenn er sagt dass RAI entmutigend ist. Wer nicht mit dem König übereinstimmt, ist ein Fahnenflüchtiger.

Guerra e pace


La politica – che in fondo è una guerra incruenta - e la militanza, danno un profondo piacere, simile alla più potente delle droghe. Eppure, dopo un certo tempo, le battaglie vinte e perse, e la passione con cui si sono combattute, cominciano ad apparire come un gioco senza più molto senso. In oriente, quando due guerrieri perfettamente padroni dell’arte marziale si scontrano, viene fuori una danza – in quanto i due guerrieri hanno forza perfettamente pari, e ogni colpo di uno viene schivato dall’altro, ma anche perché la guerra è fondamentalmente una danza.
Tuttavia, quando una cosa che fondamentalmente nasce dal piacere primordiale del sangue si trasforma in una danza astratta, ci si accorge anche che si trattava di una propedeutica verso qualcosa di più profondo – probabilmente il piacere di interagire con gli avversari, che nel momento in cui ci si è stufati della lotta diventano semplicemente gli altri. Molti samurai, dopo una vita di battaglie, si facevano bonzi, non perché pentiti, ma perché le battaglie non erano state altro che un percorso spirituale che laggiù portava e di cui a un certo punto non hanno più avuto bisogno.
Ovviamente, questo percorso spirituale si potrebbe fare partendo da forme incruente. Mi viene in mente il meraviglioso film pacisfista La Grande Illusione di Réné Clair. Di solito i film – e le canzoni – pacifiste fanno vedere quanto è brutta la guerra. Réné Clair è molto più radicale, perché fa vedere quanto è bella; fa vedere il coraggio, le virtù cavalleresche, l’onore, la generosità, la lealtà, il disprezzo per il pericolo, la noncuranza di sé, in una parola l’altruismo che emerge durante la guerra. Nel corso del film – che presenta le storie parallele di due ufficiali provenienti da famiglie aristocratiche e due soldati invece borghesi che a un certo punto fuggiranno dal campo di prigionia - i protagonisti però si accorgono, i due aristocratici, che questi valori in ultima analisi sono traditi dalla guerra, e i due borghesi che il loro compimento non è in guerra, ma in pace – in particolare, quando i due fuggiaschi arrivano da una vedova con una bambina, e le offrono non tanto il loro aiuto quanto la loro solidarietà.

Militanza

Sia i fascisti che i comunisti si pongono come modello il militante. Il militante è uno che milita, cioè fa la guerra; quello che il militante cerca, però, paradossalmente è l’amore, e la guerra – politica o più tradizionale - ha la sola funzione di rappresentare un momento in cui non si dà più importanza a sé stessi ma solamente all’obiettivo che si vuole raggiungere – l’obiettivo amato. Si tratta di fondo di un ideale cavalleresco, in cui l’amore cortese rappresenta il logico completamento dell’ardore guerresco. Esiste però una distinzione fondamentale tra il militante comunista e il militante fascista. Il primo infatti mantiene un sottile diaframma tra sé e l’altro – che mantiene l’individualità di ciascuno - mentre il secondo non ammette diaframma, di modo che l’amore giunge a compimento solo con l’annullamento – con la morte, insomma, simbolica o reale. Temo che dietro questo atteggiamento ci sia una profonda paura della solitudine.

Tempo libero

Quando parliamo di tempo libero e tempo di lavoro pensiamo alla distinzione tra ozio e negozio, cioè tra tempo per sé e tempo per gli altri. Oggi per fortuna o per sfortuna tutto il tempo è per gli altri – quando andiamo in vacanza procuriamo un reddito all’albergatore – e quindi il problema andrebbe reimpostato. Se decidessimo il nostro tempo tutto il tempo sarebbe libero; quando non decidiamo il nostro tempo tutto il tempo non è libero, anche quello delle vacanze.

Fannulloni


Il ministro Brunetta ha definito l’Italia un Paese dominato dalle rendite, dai poteri forti, dai fannulloni. Sono perfettamente d’accordo con questa analisi; purtroppo sono proprio i titolari di rendite, i poteri forti, e i fannulloni che sono andati al governo. Di per sé non ci sarebbe niente di nuovo sotto il sole – chi ha soldi e potere vuole tenerseli – la cosa grottesca è che quando i titolari di rendite, i poteri forti e i fannulloni accusano gli altri dei loro vizi – usano il termine “sinistra” per indicare gli altri – sono assolutamente in buona fede, perché sono del tutto convinti di essere alacri lavoratori, di non essere protetti, di non avere potere, e proiettano i loro vizi sugli altri. Si tratta di un fenomeno analogo alla psicosi, che consiste proprio in un allontanamento dalla realtà – in genere causato o dalla megalomania o dai complessi di inferiorità, e co-causato dagli sbalzi di umore.
In altre parole, non basta più la politica, occorre la psichiatria

domenica 16 novembre 2008

meritocrazia


Si parte dall’osservazione empirica, confermata da numerosi fatti, che in Italia non viene riconosciuto il merito, anzi, i meritevoli spesso occupano posizioni molto inferiori a non meritevoli. Alcuni danno la colpa al clientelismo, ma molti commentatori trovano il colpevole nell’egualitarismo. Come possiamo decidere empiricamente qual è l’ipotesi corretta? Il clientelismo dovrebbe dare una distribuzione non casuale delle posizioni rispetto al merito, mentre l’egualitarismo dovrebbe dare una distribuzione casuale delle posizioni rispetto al merito. Direi che in Italia si verificai il primo caso, il che falsifica la seconda ipotesi.

Questo è come ragiona uno scienziato. Purtroppo:

1) gli italiani non sono abituati a falsificare le ipotesi con i fatti, perché, come dicono gli scienzati, le belle ipotesi sono contraddette dai brutti fatti, e agli italiani non piacciono le cose brutte; Galileo, che ha inventato questo metodo, è stato condannato dal Sant’Uffizio;
2) dal punto di vista psicologico, agli italiani non va assolutamente che i meritevoli prendano le posizioni migliori, perché i non meritevoli, cioè la gran maggioranza prenderebbero le posizioni peggiori, e questo verrebbe vissuto come la più grande delle ingiustizie, perché gli italiani si ritengono tutti sicuramente, decisamente e incontrovertibilmente meritevoli (tranne quelli meritevoli sul serio)
3) non a caso le situazioni clientelari non vengono additate come ingiuste (a meno che non siano clientele dell’opposta parte politica), mentre le situazioni sostanzialmente non clientelari, come la scuola, sono considerate fortemente ingiuste
4) quando un ragazzino prende un brutto voto, in genere dice che il professore ce l’ha con lui; non è concepibile per un italiano che un voto migliore non sia meritato.

Ho fatto finta che coloro che inventano sofismi come “l’egualitarismo ha reso l’Italia ineguale” siano in buona fede; ovviamente vengono inventati da chi è ricco e potente per tenersi ben sretto il malloppo; se però un sofismo funziona, vuol dire che va incontro ai desideri di chi cade vittima di queste trappole mentali.
Incidentalmente, quando comandano i molti, i migliori vanno su; quando comandano i pochi i migliori vanno giù - basti pensare all'Atene di Pericle, o a quel periodo di sostanziale anarchia che fu il Rinascimento.

In poche parole, l'Italia è un Paese di miserabili.